SUL MERCATO AUTO L’ITALIA HA PRONTE PROPOSTE PER SALVARE IL COMPARTO IN CRISI
Che la decisione dell’Europa di vietare i motori endotermici entro il 2035 sia una scelta sbagliata sia nella forma che nella sostanza sembra ormai assodato. Ultimi in ordine di tempo a lanciare il grido di allarme sono stati Volkswagen e Bmw i due colossi tedeschi dell’auto tedesca, che hanno addirittura paventato l’ipotesi di chiusura di alcuni stabilimenti, cosa che chiaramente ha messo in grande allarme il governo tedesco. La Bmw ha invece qualche giorno fa abbassato le stime sul 2025, causando un vero e proprio crollo del titolo in Borsa, sceso di quasi 10 punti. Ma anche Volvo la casa svedese ha annunciato che il passaggio all’elettrico non avverrà più nel 2030, come precedentemente annunciato.
Ad agosto, il mercato italiano delle autovetture ha registrato una contrazione significativa con 69.121 nuove immatricolazioni, in calo del 13,4% rispetto allo stesso mese del 2023. Questo risultato segna un’inversione di tendenza rispetto alla crescita dei mesi precedenti, portata dagli incentivi governativi che ora sembrano aver esaurito il loro effetto. Il confronto con i livelli pre-crisi del 2019 è ancora più drammatico, con una riduzione del 22,5%. Il mercato delle auto elettriche non decolla: dopo un picco all’8,3% grazie agli incentivi di giugno, la quota di veicoli elettrici è scesa al 3,7% in agosto, lontano dagli standard europei. Questo sottolinea le difficoltà della transizione energetica nel settore, nonostante le politiche incentivanti. Le nuove immatricolazioni di auto nell’UE hanno registrato un modesto aumento (+0,2%) con risultati contrastanti nei quattro principali mercati della regione: Italia (+4,7%) e Spagna (+3,4%) hanno registrato guadagni moderati, mentre hanno perso terreno i mercati francese (-2,3%) e tedesco (-2,1%).
Il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, molto sensibile alla necessità di coniugare sostenibilità ambientale con esigenze del mercato auto su questi temi è da tempo sensibile, al forum Ambrosetti a Cernobbio, ha parlato di un piano da presentare a fine settembre a Bruxelles, che possa superare il vecchio schema del green deal europeo sui motori endotermici. Sulla ‘rottamazione’ delle auto a benzina non si possono aspettare due anni per decidere, dice il ministro. «Credo che sia assolutamente necessario anticipare questa eventuale revisione (della clausola che consente di rivedere lo stop a benzina e diesel fissato per il 2035) al 2025; ritengo che debba essere la prima questione che la Commissione Europea debba affrontare perché le imprese e i nostri lavoratori hanno bisogno di certezza». «Le aziende automobilistiche tedesche che erano considerate le più performanti hanno annunciato la chiusura di due stabilimenti, poi ci sono le sanzioni che sono previste per le imprese che non rispettano le modalità e tempistiche nel percorso verso l’elettrico così consistenti: due anni di ulteriori di incertezza potrebbero far collassare il sistema industriale e automobilistico europeo».
Sarà presentata in anteprima a Confindustria e ai sindacati la proposta sulla politica industriale nel settore automobilistico, lanciata nei giorni scorsi dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso. Lo afferma il Mimit ricordando che la proposta prevede tra l’altro di anticipare dalla fine del 2026 ai primi mesi del 2025 l’attivazione della clausola di revisione prevista dal “Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri”. L’iniziativa sarà presentata da Urso il 25 settembre a Bruxelles, in un meeting informale dedicato al settore dell’auto e, successivamente, al Consiglio Competitività del 26 settembre. Il presidente di Federauto, Massimo Artusi, ha salutato con favore questa proposta aggiungendo che con le nuove regole europee a collassare per prime sarebbero le reti vendite con i loro 175.00 dipendenti nel nostro paese “E’ evidente che anticipare di un anno la verifica prevista per il 2026, metterebbe le case costruttrici e conseguentemente la filiera distributiva, in condizione di riprogrammare meglio i propri investimenti per la transizione green, ma il vero nodo da sciogliere è nelle decisioni che scaturiranno da questa verifica anticipata, perché una riconferma degli standard sui tempi (stop all’endotermico nel 2035) e sulle alimentazioni (consentita solo la trazione elettrica) non farebbe che accentuare la crisi e far perdere un altro anno alle imprese.”
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha stimato in 70mila i posti di lavoro a rischio in Italia entro il 2035 a causa del divieto di messa in vendita di nuove auto con motori a combustione interna, quelli che utilizzano come carburanti principalmente benzina e diesel. Quella del 2035 è soltanto la prima data della transizione ecologica sulle strade europee. L’Ue ha infatti stilato un ambizioso piano per la completa decarbonizzazione dei trasporti su gomma, almeno al momento dell’utilizzo del mezzo, in tutto il continente. Come accennato dallo stesso Orsini, entro il 2050, stando al Green Deal europeo, nessun mezzo che circolerà sulle strade europee dovrà emettere nemmeno un grammo di anidride carbonica. La transizione ecologica sta però creando grossi problemi all’interno del settore automotive europeo. Buona parte dei marchi storici non si aspettavano un cambiamento di politiche così repentino e stanno andando in difficoltà specialmente di fronte alla concorrenza delle nuove compagnie cinesi. In Italia l’esempio più evidente è quello di Stellantis, che ha tentato di trasformare lo stabilimento di Mirafiori in un hub di produzione di auto elettriche ma ha dovuto promettere la reintroduzione dei motori a combustione a causa di una grave crisi che ha colpito l’impianto.